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mercoledì 15 marzo 2017

Condivisioni ed esplorazioni. L'arte di essere lettori e di esserlo tutti quanti insieme.

Un altro mercoledì irrompe nelle nostre tranquillissime vite sempre uguali e porge il bagliore di un sole ingioiellato, l'azzurro zuccherino di un cielo limpidissimo e i primi sgargianti colori delle gemme in sboccio. Sembra, insomma, che la natura sia pronta a festeggiare la sua primavera. E non solo quello. 

Il 19 e il 21 marzo saranno giornate speciali, infatti, dedicate alla poesia. Un modo di fare letteratura e scrittura, una maniera di mappare i luoghi dell'anima e di percorrere i sentieri dell'umana condizione quasi offeso, ammantato ancora di quell'aura elitaria e un po’ snob che intimorisce e falsa la sua realtà invece semplice, di una purezza essenziale. Tra poesia e cuore esiste una corrispondenza diretta e insostituibile di cui dovremmo cibarci attraverso processi istintivi, rimembranze, intuizioni e percettività. Per questo nelle maggiori piazze e nei maggiori caffè d'Italia si sono organizzati raduni, spettacoli, reading e iniziative per piccoli e grandi poeti. In questo articolo, il Corriere della Sera ci offre una variegata carrellata di eventi a cui prendere parte, e se voleste incaricarvi di divulgare poesia “social” potreste addirittura citare il vostro verso/componimento preferito facendolo seguire o precedere dall'hashtag #ilversocheamo. E potreste farlo a partire da oggi.
 
La domenica è riservata al riposo ma anche e soprattutto alla lettura dei miei due inserti prediletti: LaLettura (Corriere della Sera) e Robinson (La Repubblica). Immergersi tra le loro pagine formato extra significa inchiostrarsi le dita e affacciarsi su un mondo che esplode all'improvviso, in una valanga di immagini, suoni, odori e colori che proiettano il futuro nel presente e il presente nel futuro. Quanto da imparare, quanto stupore da accogliere, quanta cultura di cui arricchirsi, non per farsi vanto ma soltanto per un impareggiabile benessere intellettuale. Oserei dire metafisico. Tra i numerosi articoli, ecco le proposte di lettura che mi hanno letteralmente galvanizzato di interesse. 

Perché anche il silenzio possiede una voce e storie infinite da raccontare. 

Abituati a essere sempre intrattenuti e distratti, viviamo le rare occasioni di silenzio con disagio. Da soli o con altre persone, sentiamo il silenzio come una stridente anomalia, qualcosa che va dissipato. Per Erling Kagge, invece, il silenzio assoluto è una scelta e uno stile di vita. Durante i mesi trascorsi nell'Artico, al Polo Sud o in cima all'Everest, ha imparato a contemplare la natura e a immergersi nel suo silenzio, così come nel proprio silenzio interiore, scoprendo un immenso tesoro e una fonte di rigenerazione. Ma che cos'è il silenzio? Perché è importante, soprattutto ora? È necessario spingersi fino in capo al mondo per conquistarlo? Queste sono le domande cui Kagge prova a rispondere.

Erling Kagge è stato il primo uomo a raggiungere il Polo Sud in solitaria e il primo a raggiungere i «tre poli»: il Polo Nord, il Polo Sud e una cima dell'Everest. Il silenzio (Einaudi, 2017) è stato venduto in 20 Paesi.

Quando la musica edifica e codifica confini entro i quali sentirsi liberi. 

Berlino, 1989. Dj Darky è nero, viene da Los Angeles e ha un sogno: trovare Charles Stone, in arte Schwa, mitico musicista dell'avanguardia jazz, e fargli suonare il suo perfetto pezzo heat. Il Muro cadrà a breve e una nuova Berlino si schiude davanti al suo sguardo, sterminata e pullulante di vita: va scovato il cuore pulsante della città, ne va colto il battito, va fatto proprio. Un'arteria tra tutte gli balza agli occhi segnando un percorso, indicando la meta: un locale in cui si fa musica, lo Slumberland bar. In quei pochi, fumosi metri quadrati di impiantito sporco e ritmo perfetto, una nuova stagione di ascolto si schiude e lo accoglie: un'educazione sessuale, politica e acustica che via via si annette territori inediti, nuovi gusti musicali, nuove memorie fonografiche. Come un caldo giro di basso che s'insinui lungo le strade smarginate e vivaci della città, Dj Darky mette così a punto e affila le armi di un'ironia argomentativa che non ammette limiti: sulla negritudine in quegli anni in America e in Europa, sulle relazioni tra uomini neri e donne bianche, sulla musica jazz e techno, sulla condizione dei tedeschi dell'Est dopo l'unificazione e quella degli afroamericani dopo le battaglie per i diritti civili.

Paul Beatty è nato nel 1962 a Los Angeles e ha studiato Scrittura creativa al Brooklyn College e Psicologia alla Boston University. Vive a New York.È stato il primo scrittore americano ad essersi aggiudicato, nel 2016, il Man Booker Prize con il romanzo The Sellout (tradotto in Italia da Fazi editore con il titolo Lo schiavista), una satira feroce e geniale sulla razza e la giustizia sociale. Secondo la storica Amanda Foreman, che presiedeva la giuria, il libro «raggiunge il centro della società americana contemporanea con feroce umorismo, un’ironia tagliente che si può trovare nelle opere di Jonathan Swift o Mark Twain». Tra gli altri romanzi usciti in Italia ricordiamo: Il blues del ragazzo bianco (Baldini & Castoldi 1997), Tuff e la sua banda (Mondadori 2000), Slumberland (Fazi 2010).

Tutto l'orrore della realtà. 

Piccoli capolavori di realismo macabro che mescolano amore e sofferenza, superstizione e apatia, compassione e rimpianto, le storie di Mariana Enriquez prendono forma in una Buenos Aires nerissima e crudele, vengono direttamente dalle cronache dei suoi ghetti e dei quartieri equivoci. Sono storie che emozionano e feriscono, conducendo il lettore in uno scenario all’apparenza familiare che si rivela popolato da creature inquietanti. Vicini che osservano a distanza, gente che sparisce, bambini assassini, donne che s’immolano per protesta. Quello di Mariana Enriquez è un mondo dove la realtà accoglie le componenti più bizzarre e indecifrabili della natura umana, e dove il mistero e la violenza convivono con la poesia. Sullo sfondo di un’Argentina oscura e infestata dai fantasmi, con la sua brillante mescolanza di horror, suspense e ironia, Le cose che abbiamo perso nel fuoco ha fatto di Mariana Enriquez la risposta contemporanea a Edgar Allan Poe e Julio Cortázar, la voce più interessante della nuova letteratura sudamericana. Una voce intensa e diretta, che racconta di personaggi brutali e talvolta buffi trascinando il lettore in una spirale fascinosa e disturbante, cui è difficile resistere.

Mariana Enriquez (Buenos Aires 1973) è considerata una delle scrittrici più dotate e brillanti della sua generazione. Laureata in giornalismo, dirige il supplemento culturale del quotidiano argentino Página/12. I suoi racconti sono apparsi su prestigiose riviste internazionali, tra cui il New Yorker, Granta e McSweeney’s. Le cose che abbiamo perso nel fuoco, una raccolta di racconti neri che ha conquistato pubblico e critica di tutto il mondo, verrà pubblicato in 20 paesi.

La vita in un minuscolo spazio vitale. Anzi, in un condominio. 

In Israele, nei pressi di Tel Aviv, si erge una tranquilla palazzina borghese di tre piani. Il parcheggio è ordinatissimo, le piante perfettamente potate all’ingresso e il citofono appena rinnovato. Dagli appartamenti non provengono musiche ad alto volume, né voci di alterchi. La quiete regna sovrana. Eppure, dietro quelle porte blindate, la vita non è affatto dello stesso tenore. Sorto da una brillante idea narrativa: descrivere la vita di tre famiglie sulla base delle tre diverse istanze freudiane – Es, Io, Super-io – della personalità, Tre piani si inoltra nel cuore delle relazioni umane: dal bisogno di amore al tradimento; dal sospetto alla paura di lasciarsi andare. E, come nella Simmetria dei desideri, l’opera che ha consacrato sulla scena letteraria internazionale il talento di Eshkol Nevo, dona al lettore personaggi umani e profondi, sempre pronti, nonostante i colpi inferti dalla vita, a rialzarsi per riprendere a lottare.

Eshkol Nevo ha vissuto tra Israele e gli Stati Uniti, ma ha completato gli studi a Tel Aviv. Ha iniziato a lavorare come pubblicitario, carriera poi abbandonata per dedicarsi alla scrittura. Insegna scrittura creativa in varie istituzioni. Nel 2005 ha vinto il Book Publisher's Association's Golden Book Prize. Tra le sue oepre: La simmetria dei desideri (Neri Pozza 2010), Neuland (Neri Pozza 2012), Nostalgia (Neri Pozza 2014), Soli e perduti (Neri Pozza 2015).

Un'alleanza per opporsi alla volgare materialità del cibo. La distruzione di due corpi e il riscatto dell'individualità. 

Vanessa ed Erica. Una farfalla e un fiore. Le conosciamo mentre preparano i bagagli, le vediamo lasciarsi deporre davanti a una bella casa sul lago, congedarsi dai genitori. Ma non le aspetta una vacanza. Villa Flora è una clinica per chi come loro ha problemi col corpo che brucia. Strette in un patto d'intesa profonda, sono decise a non lasciarsi scalfire dalle cure, perché quello che hanno, quello che sono insieme non deve risolversi, non può guarire. Per restare ferocemente unite si misurano, si toccano, si consumano a vicenda. Ma la vita, il resto del mondo, gli altri premono ai confini del cerchio che le racchiude, lo strappano. Perché bisogna cambiare; perché una libellula si trasforma quindici volte prima di diventare quello che si vede.

Francesca Scotti è nata a Milano nel 1981. Diplomata al Conservatorio e laureata in Giurisprudenza, nel 2011 ha esordito con la raccolta di racconti Qualcosa di simile, selezione Scritture Giovani, vincitrice del Premio Fucini e finalista al Premio Joyce Lussu città di Offida. Dal libro è stato tratto l’omonimo cortometraggio per la regia di Alessandra Pescetta. Dal 2011 vive tra l'Italia e il Giappone e dal legame con il suo paese di adozione sono nati il racconto La pace di chi ha sete e sta per bere, vincitore del premio Esor.dire 2011 e da cui, nel 2015, è stato tratto il film The Nightless City di Alessandra Pescetta, il libro L'origine della distanza (Terre Di Mezzo ed. 2013), e The Sushi Game (Terre Di Mezzo 2017). Nel 2015 ha pubblicato Il cuore inesperto, Elliot ed. Ellissi (Bompiani, 2017) è il suo nuovo romanzo.

E voi, quali vorreste leggere? 
Da quali vi sentite ispirati? 

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